25/04/25 DIAMANTESI E LA “LIBERAZIONE”: VENTURINO E LUIGINO GLI AMICI DIVISI DAL TRAGICO DESTINO. PILLOLE DI STORIA DI FRANCESCO CIRILLO.
Venturino nasce a Diamante il 27 agosto 1911. A venti anni ha una grande voglia di lavorare, di farsi una famiglia. Cerca lavoro in tutti i paesi vicini a Diamante, fa dei piccoli lavoretti edili, ma non guadagna quanto vorrebbe. I soldi non bastano per mettersi su una famiglia. E l’occasione gli viene con lo sfollamento. E’ la guerra. E come tanti diamantesi e calabresi, decide di trasferirsi al nord. Qui il lavoro non manca. Una piccola comunità di calabresi si trova già da tempo in Toscana sparsi nella zona attorno a Massa Carrara. Qui cercano minatori, tagliatori di marmo, gente forte e laboriosa. Venturino prende il treno e si trasferisce a Pietrasanta in provincia di Lucca. E’ il 1940 e Venturino ha 29 anni. A Pietrasanta dopo un anno, Venturino decide di farsi raggiungere da Diamante dalla moglie, Adalgisa Valente. Con Adalgisa anche il loro primo figlio, Francesco. Qui a Pietrasanta, il 4 settembre del 1943, nasce Giuliana. Dopo pochi mesi, trova un nuovo lavoro come edile a San Terenzo Monti nel Comune di Fivizzano, provincia di Massa Carrara e qui decide di trasferirsi di nuovo portando con se tutta la famiglia. Anche perché tutta la costa toscana è preda di bombardamenti ed il fronte di guerra diventa sempre più caldo. Qui a San Terenzo Monti sembra tutto tranquillo, il paesino gli ricorda la Calabria, e la popolazione lo accoglie, aiutandolo nei momenti più difficili. Anche l’amico del cuore Luigino Benvenuto anch’egli di Diamante decide di seguirlo. La guerra sembra lontana e le giornate afose di quell’estate si trascorrono liete, fra il lavoro e la ricerca di latte per i bambini. Poi improvvisa scoppia la follia. Il turbinio nazista giunge fino alle contrade più interne della Toscana. San Terenzo Monti si trova al confine della linea Gotica. Qui i tedeschi e i fascisti loro amici, fanno terra bruciata in tutti i villaggi rastrellando uomini e viveri per mantenere le proprie truppe oramai in ritirata. I paesi della lunigiana sono allo stremo. Le popolazioni non hanno niente da mangiare e ci si sposta da un paesino all’altro in cerca di cibo, mentre la resistenza all’occupazione si fa sentire sempre di più. Sono diversi gli attacchi alle truppe tedesche che decidono di rispondere con rappresaglie sempre più feroci, verso la popolazione civile, per cercare di costringere i partigiani ad abbandonare la resistenza. I massacri sono all’ordine del giorno ed il feroce REDER non ha pietà di niente e di nessuno. Dal 17 al 21 agosto i rastrellamenti si fanno più intensi e feroci. Così ricorda quei giorni Almo Baracchini nel suo libro: “Una pattuglia di 17 tedeschi oltre alle merci razziate, iniziò il ritorno, venne attaccato con un fuoco così intenso che loro non ebbero il tempo neppure di scendere dal camion e tentare di difendersi o di fuggire”. Il rastrellamento iniziò il giorno 19 agosto e durò circa due ore. Furono trovate 107 persone. Reder dette l’ordine di farli fuori tutti. Nel pomeriggio i barbari soldati fecero deviare un camion di rastrellati, pure di Valdicastello e della Versilia e ne prelevarono 53, impiccandoli nelle vicinanze di Colla per raggiungere il numero di 160 pari a 10 per ogni soldato ucciso. Venturino era fra questi 53 rastrellati. Venturino viene catturato dai tedeschi nelle strade del paese mentre ritorna dai monti dove era andato a recuperare un po’ di latte per la figlia Giuliana. Forse pensava che tutto fosse passato. Mentre viene portato via, Venturino chiede ad una guardia tedesca di poter salutare il figlio Francesco che assiste al rastrellamento. Nell’abbracciare Francesco, il padre mette nel petto del bambino dei soldi che aveva in tasca e gli dice di portarli alla mamma e di avvisarla di quanto stava accadendo. Le donne corrono tutte fuori dalle case ma i tedeschi portano subito via gli uomini su un camion e li conducono fuori il paese. Con Venturino un altro di Diamante, Luigi Benvenuto detto Gigino, anche lui sfollato insieme ai suoi genitori. Gigino, appena portato nella prigione fuori il paese, dice ad un ufficiale tedesco di essere capace di cucire le loro divise tutte strappate e senza bottoni. Ai tedeschi piace l’idea e lo spostano in una stanza del paese dove cominciano a portargli divise. Il 19 agosto pochi giorni dopo la loro cattura tutti i prigionieri vengono assassinati orribilmente. Tutti vengono legati a pali delle viti, o addirittura ad auto dismesse, o pali della luce e impiccati. Prima di questa orribile fine vengono torturati in modo indicibile. I loro corpi restano in queste condizioni per alcuni giorni. I tedeschi avevano ordinato di non seppellirli pena la morte per chi vi fosse stato trovato. Poi grazie al coraggio di un giovane, Almo Baracchini, tutti i corpi vengono ricomposti e sepolti. Baracchini ha anche l’estremo coraggio, per testimoniare la strage di fotografare tutti i corpi dei suoi stessi paesani, e la sepoltura a loro data. Dopo qualche giorno Gigino viene avvertito da un altro prigioniero che ci sarebbe la possibilità di fuggire dal paese nascondendosi sotto un camion che deve trasportare delle mercanzie ad un vicino convento di suore. E la notte Gigino ed il suo compagno si nascondono sotto il camion e così entrano nel convento delle suore. Qui Gigino resta nascosto. Una notte le suore lo svegliano di colpo nella sua cella. I tedeschi stanno mettendo in atto una perquisizione nel convento e viene nascosto in una grande fornace insieme al suo compagno. Si salva un’altra volta. Intanto a Diamante si è saputa della strage e della morte dei due cittadini. E si svolgono i funerali sia per Venturino che per Gigino. Il padre di Gigino appartenendo al partito fascista di Diamante non si da pace pensando al figlio ucciso dai nazisti. Ma dopo qualche mese Gigino fa ritorno a Diamante dopo essere passato per Napoli. I più anziani ricordano ancora il negozio di alimentari di Gigino Benvenuto in piazza san Biagio sotto il portico.
Nel 2005 il Comune di Diamante, sindaco Caselli si gemella con una manifestazione congiunta con il Comune di Fivizzano e finalmente sulla lapide che ricorda i martiri di San Terenzo appare il nome di Venturino Imparato. Nella Villa Comunale di Diamante, intitolata a Sandro Pertini in via riviera Blu è stata posta una lapide in sua memoria ed ogni 25 aprile viene ricordato con manifestazioni pubbliche il suo martirio.
Diamantesi partecipanti alla guerra di liberazione: Colantonio Emilio, partigiano, divisione Acqui (Cefalonia) fucilato a Francika; Longo Angelo, 105 Brigata (Corsica) disperso in combattimento; Presta Sabatino, partigiano in Francia

di Francesco Cirillo
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