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Buonvicino. La rivolta contro il “Jus Primae Noctis” e il tesoro dei De Paola. Pillole di storia di Francesco Cirillo 0

08/05/25 BUONVICINO. LA RIVOLTA CONTRO IL “JUS PRIMAE NOCTIS” E IL TESORO DEI DE PAOLA. PILLOLE DI STORIA DI FRANCESCO CIRILLO

Il Prof. Ciro Cosenza ricorda così Don Andrea Bruno primo Sindaco di Diamante:

Il sindaco di Cosenza Occhiuto, senza alcuna carta scritta che avvalori la sua tesi, si è messo alla ricerca del tesoro di Alarico. Una bella mossa pubblicitaria per tenere accesi i riflettori su una città come Cosenza. Lo stesso, si potrebbe fare con Buonvicino, ma con la differenza notevole che la storia, che si fa con prove certe e di archivio descrive pezzo per pezzo il tesoro dei De Paula.

Ecco la lista dei preziosi, trovata negli Archivi di Stato di Cosenza .

Una “collana di oro di pezzi trenta con perle”, “gargantiglia di oro con perle di pezzi quindici con pietre”, “quattro para di pendenti di oro e di perle “, “uno Agnus Deo di cristallo legato con oro”, “uno anello d’oro con pietra (falsa)”, “tre fila di perle in peso una onza et una quarta”, “uno bacile et uno bocale di argento con le arme di detti de Paula”, “una sotto tazza di argento con dette Arme”, “uno paro di candelieri di argento con le medesime arme,”una navetta piccola di argento dorata senza arme”, “uno piatto di smiccia lume con la…d’argento dorato senza arme”, “uno calamaro et uno… d’argento con le arme”, “uno bacile et uno bocale indorati con le arme delli detti”, “dui cucchiaroni di…d’argento”, “tridici forcine e dieci cucchiai d’argento di qualità quale argento sono in peso libre ventitre et onze quattro”, “item una coperta di letto di cataluffa”…”di color verde et giallo con francia verde et gialla foderata di tela gialla usata”, “uno tornialetto del istesso con la medesima francia et tela”, “sei pezzi di bandarola di cortina dell’istesso drappo et francie”, “uno velo di cortina del istesso drappo et francia”, “et tutte le predette robbe sono riposte dentro uno baulo et più una coverta turchesca tessuta con Arme verde, et tre turchino con tela…del istesso colore foderata”, “uno paramento di camera consistente in trenta pezzi di color verde e giallo di cataluffa”, “damasco con cagarelle verdi, et gialle…foderata di tela gialla usato”, “uno padiglione di color giallo, et giallo in oro con tre pezzi con suo cappelletto di cataluffa usato con francie”…”riposti in un altro baulo”! In più furono pure versati, a compensazione, dal creditore, “in dinari contanti cento cinquantanove ducati”, in monete d’argento e, alcune, di oro! “

Ma che era successo ai De Paola di Buonvicino la notte del 17 giugno 1648 ? Affacciandosi dai terrazzi del loro palazzo, che dominava su tutta la valle del Corvino, i De Paola, avrebbero potuto accorgersi dei tanti fuochi che si incrociavano nelle diverse viuzze d’accesso alla terra di Buonvicino. Una distesa di fuochi che indicavano un lungo corteo di contadini che partivano dalle loro misere case per raggiungere il paese in alto. Ascoltando bene le voci che venivano da lontano, i De Paola avrebbero potuto capire che erano voci inferocite di gente che si dirigeva verso il loro palazzo e avrebbero potuto mettere in allarme la loro guarnigione. Una piccola guarnigione fatta di gente fidata che alloggiava nei pressi della stalla centrale al loro immenso palazzo e sulle cinque torri di guardia erette tutte attorno. Il palazzo era costituito da numerosissime stanze tutte molto grandi con un grande salone al centro, dove i De Paola tenevano i loro ricevimenti e feste. Al piano terra vi era una piccola cappella privata , della Madonna dell’Aiuto, dove il loro zio vescovo di Bisignano Giovan Battista De Paola teneva le messe quando andava in vacanza presso i suoi nipoti. In quelle occasioni i nobili De Paola si sistemavano su un piccolo soppalco lontano dalla folla di contadini che assisteva alla celebrazione. I De Paola di Buonvicino presero pieno possesso del feudo alla morte del loro padre Giovan Tommaso, morto in circostanze misteriose nell’aprile del 1647. I figli di Giovan Tommaso: Giovan Battista, Frà Raimondo Cavalier Gerosolimitano,Diego e Laudomia, presero subito possesso della terra di Buonvicino ed imposero immediatamente una vera e propria dittatura feudale.

La prima legge imposta dai tre fratelli fu il “jus primae noctis”. Una tassa sul matrimonio che in caso di insolvenza da parte del povero contadino poteva essere trasformata in una notte, la prima, della sventurata contadina, da passare con il barone. Una violenza inaudita alla quale sottostarono tutte le moglie e le figlie dei contadini della terra di proprietà dei De Paola, costretti alla fame ed alla miseria più nera, pur coltivando, per i baroni e solo per essi, bellissime e fiorentissime terre ricche di agrumi e delizie di ogni genere. Ma i baroni non si limitavano solo al “jus primae nocits”. Imposero i pieni poteri sulla vita di tutti i contadini,impedendo loro anche di abbandonare le terre, verso paesi vicini come quella del feudo di Belvedere, che annoverava un democratico barone quale era Tiberio Carafa.

Proprio per questa fama di democrazia esistente nel feudo di Belvedere, i tiranni De Paola imposero ai contadini severe punizioni se minimamente avessero pensato di trasferirsi nelle loro terre. Ma la misura era già colma e i contadini già costretti da tante severe leggi e punizioni meditavano la rivolta. La miccia scoppiò quando uno stalliere di Don Diego per un avventata manovra fatta con un carro pieno di stabbio azzoppò un cavallo della scuderia. L’ira di Don Diego che vide la scena del suo povero cavallo azzoppato fu feroce e con un martello preso dalla vicina stalla azzoppò a vita il suo stalliere. Le urla dello stalliere si sentirono per tutte le vie del paese e la voce di questa straziante tortura girò per tutte le contrade facendo accorre nel pomeriggio davanti il palazzo baronale diversi contadini. I De Paola fecero uscire subito la loro guardia che disperse immediatamente i contadini facendoli ritornare ai loro lavori ed alle loro case. La cosa sembrò finire lì ed invece nella notte la folla inferocita ed aizzata da quei primi contadini accorsi nel pomeriggio assalì il palazzo.

Fin qui la storia vera così come è vero l’assalto al palazzo e l’uccisione dei baroni. Ma immaginiamo come tutto si sia potuto svolgere.

Ora i fuochi provenienti dalle contrade raggiunsero la porta della Terra che dava accesso al grande palazzo padronale. La porta fu abbattuta con l’ausilio di carri predisposti a mò di testugginee la folla inferocita si sparse, armata di roncole e forconi all’interno del palazzo. Molti contadini furono subito uccisi dalle guardie, ma questi erano talmente tanti e così inferociti che ebbero la meglio su tutta la piccola guarnigione. Il palazzo venne subito setacciato alla ricerca dei baroni. Il primo ad essere trovato , nascosto in un grande baule fu il Barone Giovan Battista che venne portato davanti alle stalle, al centro del cortile e orribilmente torturato perché dicesse dove teneva nascosto il danaro ed i gioielli di famiglia. Al suo continuo diniego a confessare il nascondiglio,davanti agli altri due fratelli anch’essi catturati, venne mozzata la testa. Subito dopo toccò a Diego, il più odiato da tutti. Anch’egli venne posto al centro del cortile e torturato a lungo fino a quando insieme al suo ultimo fratello Frà Raimondo venne assassinato. Solo Laudomia si salvò, e solo perché assente dal palazzo in quella terribile notte. Insieme ai tre baroni vennero trucidati altre 17 persone della Corte e oltre cinquanta furono i feriti. Del Palazzo baronale ora resta solo la Cappella della Madonna dell’Aiuto risparmiata dalla furia incendiaria dei contadini.

Il giorno dopo la notizia della rivolta si sparse in tutta la Calabria e raggiunge Bisignano, sede dello zio vescovo dei De Paola e  dove era ospite per sua fortuna Laudomia. Immediatamente con guardie dell’esercito reale e fedeli dei feudatari si raggiunse Buonvicino . La repressione baronale non si fece attendere. Le campagne del feudo vennero setacciate palmo a palmo. Le case dei contadini furono tutte incendiate, le loro provviste distrutte o riportate al palazzo. I contadini catturati furono 24 . Tutti i 24 contadini subirono un sommario processo che li portò ad una condanna a morte senz’appello. L’impiccagione pubblica nella piazza principale del paese davanti alla porta della Terra e davanti ai pochi terrorizzati contadini ancora rimasti nelle terre dei baroni. Centinaia furono quelli che riuscirono a raggiungere il feudo di Belvedere, che vennero accolti dal Tiberio Carafa.

Furono questi contadini che sistemati nei pressi del fiume Corvino, detto del Diamante, dettero vita in seguito al paese Diamante. Ma il tesoro dove finì ?

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