Home / Informazioni e Notizie / Diamante: San Nicola degradato e poi riabilitato. Pillole di storia di Francesco Cirillo

Diamante: San Nicola degradato e poi riabilitato. Pillole di storia di Francesco Cirillo 0

22/04/25 DIAMANTE: SAN NICOLA DEGRADATO E POI RIABILITATO. PILLOLE DI STORIA DI FRANCESCO CIRILLO

A proposito di Chiese e chiesette il primo culto dei diamantesi fu quello di San Nicola. Di fronte al Torrione era stata fatta costruire dal Principe Carafa, una Chiesetta dedicata proprio a San Nicola posta nel terreno dove in seguito sorse il palazzo Siniscalchi ora trasformato in orribili mini appartamenti turistici. Questo Santo, a quel tempo era molto popolare, in quanto con l’arrivo delle sue spoglie a Bari, di cui divenne poi protettore, terminò la terribile peste che attanagliava questa città da molti mesi con migliaia di morti. Il «miracolo» circolò per tutto il Sud e molti paesi «adottarono» subito il santo. Diamante fu tra questi così come Cirella vecchia che ancora ne conserva le mura perimetrali. All’interno della chiesetta di Diamante, troneggiava la statua lignea di San Nicola e con essa molti ori e argenti donati dai nobili del tempo. Il principe Tiberio Carafa, veniva nella terra di Diamante nei periodi estivi, forse nel palazzo di fronte la Torre dal lato mare per brevi periodi di riposo. Carafa aveva fatto costruire delle mura e delle torri di guardia attorno al Torrione, purtroppo tutte distrutte e cementificate negli anni. Di quelle mura restano solo quelle alla foce del fiume Corvino e delle scale davanti il Calvario. La Chiesetta si trovava proprio nel mezzo di questa fortificazione. Il principe aveva affidato il mantenimento delle sue cose ad un bargello, il quale aveva anche funzione di  guardiano del carcere. Questo bargello in combutta con il prete della chiesetta di San Nicola, approfittavano del proprio potere per fare «atti di scostumatezze» verso le donne del castello, e spesso proprio all’interno della Chiesa di San Nicola. Il Vescovo di San Marco, Eugenio Vergara, venne a sapere di tali fatti, da alcune donne che si recarono da lui per protestare, e il vescovo subito da San Marco Argentano corse sul posto per accertarsi della questione. Dopo una breve inchiesta si rese conto della verità delle denunce ricevute e immediatamente fece chiudere la Chiesa, spostando la statua di San Nicola e tutti i paramenti sacri in una cappella delle “Anime del purgatorio” che era posta vicino ad una grossa croce di legno sulla parte più alta del paese dove poi sorgerà la Chiesa Matrice. Questa croce veniva illuminata in caso di pericolo con delle grosse fascine poste ai suoi piedi da un cittadino soprannominato «attizzu u’mbirno». Il bargello vistosi perduto cercò in reazione alla chiusura della Chiesa ed al suo allontanamento di organizzare delle violenze contro il vescovo ma tutto venne sventato dal principe Carafa che accorse in suo aiuto da Belvedere con le sue guardie. Il Vescovo quindi sconsacrò la Chiesa di San Nicola. Per ripagare la Chiesa del danno morale subìto per colpa del suo intendente, il principe regalò al vescovo una grossa somma in danaro che fece consegnare con regolare atto notarile. Sulla esistenza della Chiesetta di San Nicola non ci sono dubbi; oltre la statua lignea all’Interno della Chiesa madre esiste un riferimento preciso in un atto di donazione avvenuto nel 1820 dove si legge: «Avanti di noi Biagio Ferrante figlio del fu Giuseppe, Notaio esercente, residente in detto Comune del Diamante, Contrada Piazza, casa senza numero, ed in presenza dei due segnati testimoni, personalmente si è costituito il signor Don Filippo Antonio Caselli del fu Arcangelo, domiciliato in questo medesimo Comune di Diamante nella contrada Acquaro. Arciprete Curato, da noi Notaio ben conosciuto, il quale ci ha dichiarato, ch’egli essendo un beneficiario semplice curato della Parrocchia di San Nicola del Diamante, coll’assegnamento di ducati 37 annui fatto dal defunto Signor Principe d Belvedere Don Tiberio Carafa, come da pubblico atto dell’anno 1645, rogato dal Notaio Don Tommaso Antonio Palermo di Sangineto…».

Della Chiesa di San Nicola oggi rimane la statua lignea, recentemente restaurata dal parroco Don Cono, due campane, la fonte battesimale e un messale che sono tutti custoditi nella Chiesa  dell’Immacolata Concezione. Quando nel 1993 appresi di questa storia, consultando l’Archivio ecclesiastico di Cosenza, per il mio primo libro sulla storia di Diamante e Cirella, mi recai nella Chiesa Madre per cercare questa statua della quale non conoscevo l’esistenza. La trovai all’ingresso della Chiesa sul lato sinistro coperta da tavoli e sedie. Allora il parroco era Don Pasquale Grandinetti, a lui feci le “rimostranze” per quella statua così poco considerata e chiesi di togliere le sedie ed il tavolo, cosa che Don Pasquale fece fare  immediatamente. Con l’arrivo di Don Cono a seguito della morte di Don Pasquale, la questione da me di nuovo posta prese una piega diversa. Don Cono è uno storico d’eccellenza molto attento alla storia locale ed amante della Chiesa bizantina. Intanto fece restaurare la statua alla soprintendenza dei beni ambientali che venne classificata come appartenente al 1600 e quindi la più antica della Chiesa, e in seguito spostò la statua di San Nicola da quell’infelice posto e la posizionò al centro della Chiesa in una nicchia che aveva scoperto essere stata murata durante un restauro negli anni 60 e forse appartenente proprio alla statua di San Nicola dove adesso trionfa giustamente. 

Comments are closed.

Theme developed by ThemeStash - Premium WP Themes and Websites